L’opera e il suo sommario
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sommario. Al molto illustre et reverendissimo signore, monsignor lo conte Cesare da Gambara, vescovo di
Tortona, & Reggio Senatore (cc. *2r-*4r); Al medesimo [sonetto] (c. *4v);
L’auttore medesimo ai lettori; [Poesie latine e italiane a Montemerlo] (cc.
nn.); Nomi degli auttori qui citati, et dell’opere loro. De gli auttori
latini; Capi, che si contengono sotto i dodici libri dell’opera (cc.
a1r-a1v); Tavola, overo indice delle phrasi overo maniere del dir toscano,
che nella precedente opera si contengono (cc. a2r-f3v); Tavola delle phrasi
latine (cc. f4r-h6v); Delle phrasi toscane di m. Gio. Stefano Montemerlo.
Libro I [diviso in:] Iddio, animo, mente, mondo, vita, senno, huomo, capo,
viso, occhio, bocca, gola, spalle, cuore, lato, mano, piede (pp. 1-71).
Libro II [con:] Tempo, hora, giorno, lume, ragione, honore, gratia, amore,
fede, forza (pp. 72-134). Libro III [con:] Cagione, voglia, ventura, cura,
parte, tratto, posta, punto, parola, volta, voce, luogo, modo (pp.
135-200). Libro IV [con:] Terra, campo, patto, fatto, via, nome, numero,
opera, prova, arme, colpa, pena, morte, fine, niente (pp. 201-67). Libro V
[con:] Tutto, primo, buono, mezzo, lungo, tanto (pp. 268-334). Libro VI
[con:] Vero, alto, pieno, più, pari, uno, poco, male (pp. 335-405). Libro
VII [:] Fare (pp. 404-86). Libro VIII [con:] Dare, porgere, andare,
prendere, porre, essere (pp. 487-564). Libro IX [con:] Stare, havere,
tenere, menare, cadere, portare, rompere, correre, de i partecipi, de i
pronomi, egli esso esto questo quello etc., mio tuo suo tale quale etc.,
chi che cui etc., altro alcuno etc. (pp. 565-713). Libro X [con:] De gli
articoli, delle prepositioni a ad, appresso appo etc., avanti davanti anzi
inanzi inante dinanzi etc., contra contro incontro etc., di quà di là oltre etc., intorno dintorno etc., fuor fuori etc. dentro di dentro etc., intra
infra tra fra etc., verso ver inver inverso etc., da, di (pp. 714-827).
Libro XI [con:] In, per, sopra sotto (pp. 828-70). Libro XII [con:] De gli
avverbi, delle congiuntioni (pp. 871-83).
l’opera. Il vocabolario mostra
già nel titolo la sua diversità rispetto alla lessicografia tradizionale:
sono al centro della raccolta le voci dette “adunate, le quali, secondo la
forma de’ congiungimenti, diversi nomi acquistarono, di Aggiunti, di
Comuni, di Membri, di Clausole”, ma l’autore si occuperà in particolare “de
gli Aggiunti”. Le consuete avvertenze ai lettori sono in questo caso
davvero eloquenti, anche per la definizione del proprio canone autoriale di
riferimento: “ho preso ardire [...] addurre in queste nostre fatiche le
auttorità, non solamente di Pietro Crescenzo, di Giovanni Villani, di Cino,
di Guido Cavalcante, & di molti altri di quell’età, ma ancora del
Sannazzaro, dell’Ariosto, del Bembo, &
di Pietro Aretino”, il quale, sciolto da regole, a parere del lessicografo,
offre un utile serbatoio di frasi e “buone voci”. L’approvazione per
l’Aretino riguarda anche alcune sue particolarità grammaticali, quali, ad
esempio, l’uso di lui come pronome personale soggetto o di il
dopo la preposizione per (sottolinea l’attingimento al teatro
cinquecentesco Sessa 1999: 345).
Delle phrasi toscane è
organizzato in dodici libri, a loro volta divisi in un numero variabile di
capitoli. Il lemmario è preceduto da tre tavole: un indice dei capitoli con
indicazione anche delle pagine; una tavola delle frasi toscane “che nella precedente opera si contengono”
(nostro il corsivo: il lemmario è successivo); una tavola delle frasi
latine.
I lemmi, presi da fonti anche insolite
per un vocabolario (Francesco Ismera, Noffo Bonaguida d’Oltrarno, le satire
e le commedie di Ariosto), sono raccolti con scarsa prospettiva storica e
quindi spesso in modo caotico e farraginoso. Sotto ogni voce è registrato
un numero di locuzioni selezionate da Montemerlo anche, se non soprattutto,
in base al proprio gusto - con alternanza di citazioni da autori dichiarati
e altre di difficile attribuzione - e affiancate da sinonimi e con
ricchezza di forme latine. Un saggio dell’organizzazione degli articoli può
essere il seguente: “Animo. Quinci
escono parimente belle maniere di favellare. Il Bocc. nella N. 20. Una
parte della novella della Reina m’ha fatto mutar consiglio di dirne una,
che all’animo m’era, à
doverne una altra dire. Et nella 40. Et più et più giovani riguardati,
nella fine uno nelle fù all’animo, nel quale ella pose tutta la sua
speranza. Et nella 43. Se pure questo v’è all’animo, di voler esser moglie,
et marito insieme,
et à me, facciasi. [...] Ma, nell’animo essere, overo, haver in animo, altro fu. [...] Et sono modi vegnenti
dall’Idioma Latino. Cic. à Ter. nobis
erat in animo Ciceronem ad Cesarem mittere [...]”.
All’autore viene attribuita anche
un’altra opera, Tesoro della lingua
toscana (Venezia, per Giacomo Antonio Somascho, 1594), che sarà da
intendersi come semplice ristampa delle Phrasi
Toscane: nell’ultima carta del Tesoro compare, infatti, ancora
un indice sopra il quale si legge il riferimento a Camillo Franceschini,
stampatore del vocabolario qui analizzato (Zeno - Fontanini 1753: 70-71).
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